Poggiate li, da tempi antichi, quelle piastrelle multicolore che ammaliano lo sguardo, balli per strada, visi conosciuti e non che si chinano in saluti al tuo passaggio, le botteghe aperte che ti invitano a parlar di favole, di nuove direzioni, di saperi antichi; i colori che ti inseguono e continuano a cambiare, il sali e scendi che ti fa venir voglia di correre per non perder tutta quest’onda di bellezza.
Prova a varcar la soglia con un sorriso e vedrai che tutta la città ti sorriderà.
“Ricordo un signore elegante, camminava con un pacchetto di castagne in una giornata d’inizio Novembre, alzando lo sguardo si incrociarono i nostri sorrisi che rimasero impressi nella memoria.”
Io sorrido al mondo, il mondo sorride a me.
novembre 2017, mercato de Campo de Orique.



Lisboa, ci tornai più volte, ogni volta mi lasció ad immaginare sempre più;
L’ho vissuta in progressione, da che non ne conoscevo nulla ed avevo fame di tutto al sentirmene sempre più amica.
Lei sempre nuova, lei nei suoi quartieri tutti diversi, lei nei suoi colori sgargianti, è metaforicamente parlando quella ragazza che ti colpisce, ti guarda con quel sorriso, contagiandoti con la sua felicità per la vita.
Da campo de Orique ed il suo mercato antico, il suo quartiere che mi ricorda vagamente quello dei pescatori della Barceloneta, scale che salgono e scale che scendono accompagnandoti da un Bairro all’altro; i giardini nascosti in cima alle colline impervie denominati “Miradouri“, da dove puoi osservare i tramonti migliori accompagnato da un buon vino per la strada.
Ecco, Lisbona è il posto dove anche solo non puoi sentirti abbandonato, lei ti accompagna, è una città che ti conduce, ti segue, ti mostra le sue parti più nascoste se tu sei in grado di cercarle.

Il viaggiatore si intrufola nelle sue parti più profonde, sposandone le bellezze, le ricchezze e mantenendo un suo ricordo sentimentale.



Passeggiando, verso i quartieri de il “Bairro alto”, scendendo alla “Baixa” per poi risalire “all’Alfama” mi fermavo a spiare dentro le botteghe; gli artigiani a porte aperte lavoravano come farebbe un meccanico in un officina che si affaccia sulla strada.
Tu puoi entrare e parlarci, sempre che non ti abbia già fermato lui per chiederti di passargli qualche attrezzo da sotto un auto.
Si, li funziona così, l’amicizia è per tutti, anche per chi è nuovo; ho donato tempo alla conoscenza del popolo portoghese e posso dire che sono persone solari, dove possono ti aiutano senza tentennare nemmeno un attimo, sembra che il tempo risieda nelle loro mani, non hanno paura del suo scorrere, dedicano molto impegno a tutto ciò in cui si cimentano, dalla famiglia, allo sconosciuto incontrato per strada, sono persone molto ricche spiritualmente.

Passeggiando attorno al castelo de Sao Jorge entrai in una bottega di ceramiche, una delle manifatture più importanti del Portogallo, una signora sulla cinquantina fumava tabacco profumato, quasi “afrodisiaco” e intanto guardava una piastrella d’argilla fresca “Azulejos“; io cercavo una bella “Sardinha“; entrambe, due dei principali simboli del paese.

..quando lei mi chiese cosa ne pensassi…
Caddi dalle nuvole, cosa ne pensavo? Di cosa?
Lei voleva sapere da me se ero convinta di quel disegno su quella piastrella ancora in lavorazione; mi avvicinai, il disegno era molto bello, io sapevo più o meno di cosa stavamo parlando, all’artistico lavoravamo l’argilla nei laboratori.
Passai tutto il pomeriggio con lei, osservandola nel suo lavoro, fumando il suo prezioso tabacco Amsterdamer al profumo di vaniglia, confrontandomi sul mio viaggio e ascoltando la sua esperienza che partì dall’Andalusia, Siviglia.
Mi raccontó della bella città, dei quartieri di ceramica e tessuti oltre il fiume da visitare, sognando organizzavo il mio imminente sbarco in Andalusia.


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