In Rota Vicentina

Un pomeriggio di settembre mi trovavo ad osservare il mare e i gabbiani sulla scogliera oceanica. Dopo lunghe riflessioni su cosa avrei voluto fare nella vita mi venne in mente che partire per posti sconosciuti all’avventura, sola con uno zaino ben organizzato ed una tenda mi avrebbe sicuramente reso una persona libera.

L’indomani fu così, presi un autobus alle 6 del mattino che in due ore circa mi avrebbe portato a Lisbona, e poi da li un’altro autobus che mi avrebbe portato dove tutto ha inizio.

Un percorso acclamato come il cammino più bello d’Europa, tra boschi di sugheri “Sobreiros” e “Eucaliptos” eucalipti, la costiera oceanica ed i sentieri nelle dune di sabbia, le scogliere a picco sul mare, i paesini antichi di pescatori, di gente semplice e ricca di sapere, con cui parlare di antiche tradizioni e storie fantastiche.

Questo percorso che si estende da Santiago do Cacém, poco sotto Lisboa, per terminare alla punta più sud-occidentale di tutto il continente europeo, a Cabo Sao Vincente.

Più di 120 chilometri, articolati in due differenti percorsi, uno “storico”, ed uno chiamato dei “pescatori” che in certe tappe si incontrano nel mezzo di qualche paesino dell’Alentejo, regione centro-meridionale del Portogallo, proseguendo in Algarve al sud di quest’ultimo.

Qui le possibilità mi si sono spalancate, ho vissuto in totale armonia con la natura ed i suoi abitanti, avendo anche superato momenti critici e avendoli affrontati a sangue freddo con coscienza, come farebbe un selvaggio su di un isola deserta; questo doveva essere lo spirito.

Ho incontrato, parlato, vissuto a stretto contatto con persone totalmente sconosciute prima di quel momento, che mi hanno aiutata, mi hanno arricchita, mi hanno lasciato un qualcosa di impagabile, un ricordo che fa sorridere.

Amo tutto quello che possiamo fare liberamente in questa vita, la felicità è un sentimento, uno stato d’animo che ci costruiamo momento per momento, con gli incontri che facciamo, con le persone che guardiamo negli occhi, con quel che rincorriamo per non perderci un’istante di bellezza donato da questo nostro mondo.

Mi ricordo la giornata seguente all’attacco notturno di un cinghiale sulla mia tenda, nel bel mezzo del niente di un bosco sopra un lago deserto.

Mi trovavo sdraiata a pancia all’insù galleggiando in questa piccola e graziosa piscina con attorno boschi profumati di eucalipto e osservavo il cielo, le nuvole correre, le fronde muoversi al vento di una regione straniera, questo mi basava per essere in pace, essere riconoscente e felice.

Non avevo tanto, avevo rischiato la vita, eppure ero più viva di prima.

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L’occasione che mi sono data nell’intraprendere questa avventura mi ha condotta alla conoscenza di tante persone fantastiche, con le quali ho condiviso pezzi di percorso, di vita, di racconti e di luoghi, paesi nuovi, strade infinite, boschi intricati, scogliere altissime.

Mi ricordo ancora come fosse ieri il mio incontro con Anne.

Camminavamo entrambe sulla scogliera a picco sull’oceano, io mi sentivo allo stremo delle forze, ci saranno stati 30 e più gradi, la sabbia era rovente, il sentierino si districava tra cespugli e dune scivolose, ero in cammino dalla mattina prestissimo, ed erano ormai le 4 del pomeriggio, mi ero fermata un attimo per concedermi la pausa di un panino sotto un cespuglio, per poggiare un attimo lo zaino che sarà pesato 5 kili tutti.

La vedo, corro, sento lei e mi dice che siamo quasi arrivati.. “dove”?.. in una lingua che non capivo molto.

Ci aspettava una bella birra, quello l’avevo capito ed era un miraggio.

Ci trovammo nello stesso posto, ovviamente, nello stesso campeggio, in cerca delle stesse cose, le nostre necessità: piantare la tenda, lavarsi, cambiarsi, levarsi la sabbia via di dosso, e cercare del buon cibo.

Uscimmo assieme, trovammo un supermercato, facemmo scorta d’acqua per la notte e l’indomani..

Poi un ristorantino, trattoria per del buon pesce e del buon vino portoghese.

Eravamo come sorelle, pur che io non capissi nulla del suo stretto danese.

Arrivammo fino alla tappa della bellissima Odeceixe assieme, poi tutto d’un tratto, come c’eravamo conosciute ci salutammo, e li in quell’istante, in quel paesino rimase inciso per sempre l’abbraccio tra due anime libere.

Io l’indomani salivo su di un pullman che mi conduceva ad un paesino per il cambio sentiero, volevo trasferirmi dalla scogliera al cammino storico centrale, per godermi anche un po’ dei boschi di sughero e eucalipto.

Sul pulmino cominciai a parlare con questo ragazzo, in un inglese ormai professionale dopo il danese dei giorni passati; “lui ha un accento strano, mi pare quasi Veneto, alla prima parolaccia lo scopro. È italiano, Paolo”.

Lego subito anche con lui, facciamo tutta l’ultima parte di percorso assieme, arrivando a Cabo de São Vicente. La tappa d’arrivo di tutte le mie fatiche guadagnate.

Ci concediamo come facevamo con Anne una bella pausa relax, questa volta in una spiaggia consigliata da un hippy del posto.

In presenza di una splendida luna, e delle onde che ci cullavano, un gruppo di ragazzi suonava e ballava attorno ad un falò, e sembravano vegliare su di noi per tutta la notte.

Il giorno dopo smontammo la tenda all’alba, le foto alla magnifica spiaggia non potevano mancare.

Eravamo un tutt’uno con la magnificenza della natura.

Trovammo un paesino bellissimo per la colazione e poi via verso una città nuova.

Io riprendevo la strada verso il centro dell’Alentejo, dove mi sentivo di aver riposto il mio cuore per un attimo, in quella piscina, all’interno di quel bosco, dove avevo trovato degli amici speciali.

Luisa y Peter e due pellegrini dall’alemannia
Johnny, il biricchino

Cercal do Alentejo, Turismo Rural.
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Macaca, Agua (cavalla) portoghese

Un breve attimo che mi donó felicità e gioia, relax dopo tutta la fatica spesa.

Luisa e Peter, Con i loro amici Johnny, Desy, Shila, Fia, Fernando e la sua Macaca, sono state delle bravissime persone; mi resteranno per sempre nel cuore.

 

Accampamenti improvvisati.
La Vale de Agua “valle della cavalla”
Praia do Porto Covo

Qui la mattina vidi pieno di luci nel mare che mi venivano in contro, pensai ad un attacco alieno, poi capii; i pescatori di rientro all’alba dalla nottata nell’atlantico.

Piccolo curatore della mia mercanzia, se fosse venuto con me l’avrei tenuto.

 

I mulini sulla Rota Vicentina

 

3 pensieri riguardo “In Rota Vicentina

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  1. Ricordi indelebili di una terra meravigliosa, che nelle tue semplici parole riecheggiano vividi più che mai! Solo chi viaggia liberamente riesce ad entrare nell’anima di un luogo e tu lo hai fatto.

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